Dal Corso Zeno Marco, nato a Sona (VR), nel 1963, sposato con quattro figli, dopo il baccellierato in teologia presso lo Studio Teologico “San Zeno” di Verona (1989), consegue la licenza in teologia presso la Facoltà di Teologia “Nossa Senhora de Assunção” di São Paulo del Brasile (1995), il dottorato in teologia presso la Facoltà di Teologia dell’Università Misericorde di Fribourg in Svizzera (2002) e un secondo dottorato in Teologia sistematica ad indirizzo ecumenico presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma (2015). Volontario internazionale in paesi in via di sviluppo (1989-1996 e 2001-2003), insegnante di religione presso gli istituti superiori (dal 1996), docente presso l’Istituto di Studi Ecumenici “San Bernardino” in Venezia (dal 2004), direttore dei master di “dialogo interreligioso” e di “teologia ecumenica” presso lo stesso Istituto (dal 2018).
Giornalista iscritto all’albo dei pubblicisti (dal 2000), membro di redazione del mensile “CEM-mondialità” (dal 2004 al 2016) e della rivista di Studi Ecumenici (dal 2013), collaboratore di Noticum, direttore della collana “Frontiere” presso i tipi Pazzini (dal 2008)

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Risignificare l’esperienza religiosa nella crisi della razionalità teista/VERSIONE EPUB

I saggi del simposio internazionale celebrato in piena epoca pandemica (era il 2021) mentre intendono riprendere la figura e il pensiero di Rubem Alves, si prestano, in questa stagione post-pandemica, a partecipare al dibattito intorno al post-teismo. Il pensiero di Alves, cioè, si presenta all’altezza dei tempi. Esso propone una lettura della religione come esperienza alternativa tanto al mondo narcisitico dell’Ipseità (religione come emozione), quanto al mondo fondamentalista (che trasforma la religione in legge). La teologia eterodossa, eretica-erotica  di Alves insegna la centralità del corpo e la razionalità corporale da esso espresso, richiama l’importanza dell’immaginazione tra desiderio e nuovo linguaggio; invita ad imparare a disapprendere il teologicamente corretto, indica un umanesimo differente e una saudade mai soddisfatta. Davanti alle istanze del post-moderno, affermare che l’essere umano è un essere-di-bisogno significa ridire la vita umana come ex-sistenza, come vivere fuori di sé. Non semplicemente perché c’è una carenza da colmare, ma perché è l’assenza che spinge verso la presenza. Alves a questo punto direbbe, e noi con lui, che la saudade è uno spazio sacro.