Descrizione
Il contributo di un teologo protestante italiano all’avvicinamento tra le religioni, partendo dalla filosofia del diritto.
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ConfrontaIl contributo di un teologo protestante italiano all’avvicinamento tra le religioni, partendo dalla filosofia del diritto.
Anno di pubblicazione | 1996 |
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Numero pagine | 82 |
Dimensioni | 17 × 24 cm |
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«Oggi, di fronte alla barbarie della guerra, questo anelito all’unità va nuovamente alimentato. Ignorare le divisioni tra i cristiani, per abitudine o per rassegnazione, significa tollerare quell’inquinamento dei cuori che rende fertile il terreno per i conflitti. L’annuncio del vangelo della pace, quel vangelo che disarma i cuori prima ancora che gli eserciti, sarà più credibile solo se annunciato da cristiani finalmente riconciliati in Gesù, Principe della pace; cristiani animati dal suo messaggio di amore e fraternità universale, che travalica i confini della propria comunità e della propria nazione. […]
Andare avanti, camminare insieme. È vero che il lavoro teologico è molto importante e dobbiamo riflettere, ma non possiamo aspettare di fare il cammino di unità finché i teologi si mettono d’accordo. Una volta un grande teologo ortodosso mi disse che lui sapeva quando i teologi saranno d’accordo. Quando? Il giorno dopo il giudizio finale, mi ha detto. Ma nel frattempo? Camminare come fratelli, nella preghiera insieme, nelle opere di carità, nella ricerca della verità. Come fratelli. E questa fratellanza è per tutti noi»
(Papa Francesco, Discorso ai partecipanti della Plenaria del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, Città del Vaticano, 6 maggio 2022)
Ho salito il Tabor a piedi: era un trionfo di luce, eppure sentivo che tutta quella luce, tutta quella bellezza era nulla, sentivo un’altra luce nell’intimo che lentamente invadeva tutto l’essere, lo penetrava tutto ed anche in qualche modo lo cancellava. Non rimaneva più nulla, rimaneva Dio… Egli è, Egli riempie ogni istante del tempo con la sua eternità, ogni luogo con la sua immensità. Egli è, non un Dio che è puro principio metafisico, non il Dio dei filosofi, ma il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Egli è qui. Non soltanto dobbiamo realizzare una fuga, ma dobbiamo far sì che questa fuga sia immobile, non ci porti cioè a quella inquietudine interna che è sempre il segno di una ricerca non appagata, di una ricerca delusa. Dio noi lo cerchiamo, ma anche lo abbiamo trovato e lo possediamo e viviamo con Lui. La realtà di questa divina Presenza deve essere per noi così viva da non poter più nemmeno aspettare il paradiso, perché già noi lo viviamo, vi siamo.
Barsotti, Montesenario 1955