Tra i quattro Vangeli soltanto quello di Luca (2, 41-52) narra l’episodio del pellegrinaggio che Gesù compì insieme ai suoi genitori a Gerusalemme in occasione della Pasqua. Aveva dodici anni e al momento del ritorno non si unì a Maria e Giuseppe, i quali, accorgendosi della sua assenza, cominciarono a cercarlo, trovandolo infine nel tempio, «seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava». L’evangelista informa il lettore che la saggezza mostrata dal giovanissimo Gesù lasciava stupefatti i presenti. La mamma non poté fare a meno di esternare la preoccupazione che l’allontanamento del figlio aveva procurato a lei e al suo sposo, al che Gesù rispose con le famose parole che Maria e Giuseppe non compresero: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io dovevo occuparmi delle cose del Padre mio?». La vicenda si conclude col ritorno della famiglia a Nazaret, dove Gesù, dando esempio di obbedienza, «cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini», mentre«sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore».

L’episodio evangelico ricordato, che appare, per così dire, isolato, ha costituito un’importante fonte di ispirazione per molti pittori che, lungo i secoli, hanno raffigurato Gesù tra i dottori del tempio. Facendo perno su questa copiosa produzione artistica, François Boespflug, teologo, storico dell’arte e storico delle religioni, ha scritto Gesù tra i dottori nell’arte. Il suo rapporto con l’ebraismo, i genitori, la missione (Villa Verucchio, Pazzini Editore, 2022, pagine 168, euro 23, traduzione di Emanuela Fogliadini), che inaugura la collana “Arti e teologie”.

Per esplicitare le caratteristiche di questo suo lavoro l’autore scrive che non si tratta di un libro d’arte (o di storia dell’arte), ma di un libro di riflessione storica, antropologica e teologica su un tema ben definito nella storia dell’arte cristiana, la cui raffigurazione ha condotto gli artisti a prendere posizione su una serie di interrogativi, spesso molto complessi e delicati, riguardanti l’identità di Gesù. Come ritrarre un adolescente che dimostra di avere coscienza della propria vocazione e del quale ci si chiede se sia stato onnisciente da sempre oppure se la percezione della propria identità sia in lui maturata nel tempo? La raffigurazione dei dottori del tempio comporta da parte degli artisti una valutazione positiva di questi maestri o, al contrario, è intrisa di antigiudaismo e, addirittura, di antisemitismo? Nella riproduzione del dialogo narrato da Luca gli autori hanno voluto rendere l’idea di un confronto rispettoso tra le due parti oppure caratterizzato da toni accesi se non ostili?

Tutto ciò spinge Boespflug a considerare il suo libro un’opera di cristologia, ricordando a questo proposito che per la tradizione cattolica, entro la quale egli si pone, «è assodato che il patrimonio dell’arte cristiana ha la dignità, l’interesse e la ricchezza stimolante di un “luogo teologico” nel senso più forte del termine». L’autore ha selezionato le opere prese in esame in base alla loro capacità di farci pensare ai grandi temi a cui si è fatto cenno; inoltre, grande rilevanza è stata attribuita al loro valore estetico, alla densità iconografica e alla leggibilità, scelta che ha portato Boespflug a privilegiare i dipinti rispetto ai disegni, alle incisioni, ai rilievi e alle sculture.

Nel primo capitolo viene dato spazio alla valutazione di opere che hanno come soggetto il viaggio della Sacra Famiglia verso Gerusalemme, l’ingresso nel tempio, l’angoscia dei genitori: si tratta di temi che hanno attirato l’attenzione di una minoranza di artisti, ma che tuttavia meritano di essere studiati. Il successivo è dedicato ai dipinti centrati sulla scena-chiave, cioè la disputa di Gesù con i maestri. Nel terzo capitolo, Boespflug si sofferma sul cosiddetto “ritrovamento” di Gesù nel tempio, mentre il quarto è stato riservato al ritorno della Famiglia a Nazaret, tema assai interessante, ma trattato anch’esso da pochi autori. Nell’ultimo segmento del volume viene esaminata l’eco avuta dall’episodio di Gesù tra i dottori nell’arte cristiana extraeuropea. L’epilogo culmina con la presentazione al lettore del dipinto Il Bambino Gesù nel Tempio, un olio su legno dell’iconografa bulgara Julia Stankova, un dipinto che a giudizio di Boespflug «è come una parabola visiva dell’incontro, presentato come attento e rispettoso, dell’Antica e della Nuova Alleanza».

Maurizio Schoepflin (Tratto da: Osservatore Romano mercoledì 4 Gennaio 2023)

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