tratto da Ariminum (Marzo-Aprile 2023)

di Anna Maria Cucci

Il volume è proposto in una elegante veste dalla copertina a fondo nero satinato, dove si staglia l’immagine iconica dell’interno del Tempio, mentre il medaglione marmoreo dedicato al profilo del suo mecenate, Sigismondo, sigilla l’edizione, curata da Pazzini (Rimini 2022). Realizzato in una lussuosa carta patinata, consente alle immagini di prendere forma tra le pagine, trasportandoci in una visita del tutto particolare all’interno dell’edificio sacro, tramite una serie di scatti che il fotografo riminese Luciano Liuzzi ha realizzato nel corso degli anni: l’autore non ha alcuna pretesa di creare un’antologia organica e illustrativa, ma intende soffermarsi con lo sguardo sulle opere, la luce e le ombre, restituendo rappresentazioni dall’atmosfera di stupore e armonia. Il volume si arricchisce del commento di Pier Giorgio Pasini, che accompagna la rassegna iconografica con un apparato di note e didascalie con cui amplifica il lavoro del fotografo, offrendo utilissimi approfondimenti e schiarimenti. Bellezza e sapere, grazia e maestria si respirano e si godono aprendo le porte della raffinata ed elegante edizione: una serie di rivisitazioni del Tempio Malatestiano, assurto per volontà corale a manifesto dell’Umanesimo, dove l’uomo al centro del proprio universo dialoga con l’Onnipotente e con i filosofi antichi, offrendo la sua edificazione alla lode di Dio e al sostegno della fede, ma anche all’onore di chi l’aveva fatto costruire e alla città (come si legge nelle iscrizioni marmoree sovrastanti l’entrata e sui fianchi dell’edificio). La raccolta si schiude sui ritratti del signore riminese e termina con le immagini del suo mausoleo: «Il senso di timore suscitato dalla penombra contribuisce a disporre la mente alla venerazione, e alla maestà congiunge in ampia misura la severità. Inoltre le fiamme accese nei templi rappresentano l’arredo di culto più divino che esista». Così scriveva Leon Battista Alberti nel suo De re aedificatoria (nel periodo in cui si stava occupando della nostra cattedrale), in cui si prescriveva una chiesa grandiosa, capace di suscitare sentimenti di venerazione, escludendo i piccoli culti popolari sconfinanti nella superstizione; si dovevano invece rappresentare massime che infondessero filosofica saggezza, come il motto che spicca sulle pareti della cappella gentilizia dedicata all’arcangelo Michele: Tempus tacendi, tempus loquendi,
(Qoèlet 3, 7), un invito a meditare sul tempo di Dio e sul tempo degli uomini. Al primo sono dedicate le cappelle sulla destra, sapientemente fotografate e altrettanto bene riprodotte, con le Virtù cristiane, la lode dei giovani angeli e la perfezione del firmamento; al secondo le cappelle di sinistra, con la Redenzione, gli angeli bambini, le Muse e le Arti. I protagonisti occulti, come ben ha saputo cogliere lo sguardo di Liuzzi, sono la penombra e la quasi oscurità, che attenuano e ammorbidiscono le suggestive invenzioni tardo gotiche di derivazione cortese, disseminate di imprese araldiche e celebrative, restituendo all’edificio l’originaria atmosfera medievale, che l’Alberti, tuttavia, volle temperare apportando alcune correzioni. Le parole di Francesco Lambiasi, evidenziano un aspetto essenziale di questa esclusiva rassegna di immagini: «Il materiale iconografico raccolto in questo volume non è semplicemente una mera antologia fotografica, ma qualcosa di molto di più simbolicamente significativo. Qui la fotografia assume un valore teologico, là dove i molteplici sguardi e volti offerti dagli scatti presenti nel libro ci aprono allo stupore, ci interrogano, pure, e ci additano, attraverso una sublime concordia, che il vero volto dell’amore è quello di Cristo», ed il Tempio è percepito come luogo d’incontro, dove ogni speranza può avere il suo completo adempimento. Un’opera agevole che ci predispone al raccoglimento, da conservare quale risorsa dove poter attingere all’occorrenza.

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